Uno sguardo fuori dal guscio

ricordo sognando

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Ho sognato una strada al crepuscolo. Camminavo incontro al buio col sole che calava alle spalle e le ombre che si allungavano davanti a me, trasformata dagli ultimi raggi in un buffo insetto dalla testa piccina piccina e dalle gambe lunghissime, attaccate ai miei piedi, che muovevano passi cadenzati. Ondeggiava lenta, la mia ombra, mentre la strada svaniva nel buio e a poco a poco salivano dai fossi processioni di minuscole lanterne. Ho capito allora che non era un sogno ma il ricordo delle sere d'estate quando, in vacanza dalla nonna, aspettavo il mattino per veder brillare nella brecciolina i detriti di pirite persi dai camion della miniera e mi perdevo nello stupore delle notti d'agosto popolate di lucciole. A centinaia. Oggi vivo non lontano da un bosco e l'erba dei fossi si anima di raganelle, ma lucciole non se ne vedono quasi più. (fm)

Nasciamo piccoli, nudi e glabri. Così indifesi e incompleti che la nostra ricerca di sicurezza inizia nell’istante stesso in cui, abbandonato il ventre materno, ci recidono il cordone ombelicale. Il guscio è il nostro habitat, uno spazio spesso più mentale che fisico. Fuori c’è il mondo in tutto il suo ingombrante splendore e milioni di “io” ognuno affacciato al proprio guscio.

Volti, aromi, rumori che accompagnano, inseguono, tormentano o arricchiscono la nostra esistenza in un dialogo involontario e costante. Immagini  in cui tentiamo di fissare stati d’animo ed emozioni quasi sempre noti a noi e noi soltanto…

1 Comment

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  Annamaria Vezio 8 dicembre 2013 alle 18:42

  Melodia della mente che pur non tralasciando nuove mete, medita sull’istante.

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